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Data

9 aprile 2011 18:35


La cotogna di Istanbul

Per il ciclo "pentaGramma" lunedì 11 aprile alle ore 17.30 nell'Aula Magna del Conservatorio Tartini appuntamento con “La cotogna di Istanbul, ballata per tre uomini e una donna" di e con Paolo Rumiz e Alfredo Lacosegliaz.

E’ ambientato tra Vienna, Sarajevo, Istanbul e Trieste: “La cotogna di Istanbul” è il primo romanzo di Paolo Rumiz ed è scritto in versi. «Non ho messo in prigione le parole, ma ho voluto liberare un ritmo interiore – spiega l’autore - il verso nasce dal cammino, dal battito del cuore e dal respiro». Poi sono arrivate le musiche, Alfredo Lacosegliaz ha composto 15-16 pezzi che scandiscono tutta la storia (che si traspone anche in audio libro con i contributi di Mario Brunello, Vinicio Capossela, Giuseppe Cederna e Moni Ovadia) e il racconto è realmente diventato “ballata”, con una sua intensa dimensione scenica. Proprio in questa forma “La cotogna di Istanbul” sarà presentata, lunedì 11 aprile (ore 17.30 - Aula Magna) al Conservatorio Tartini di Trieste, quarto appuntamento di pentaGramma, il ciclo di incontri musicali “d’autore” con protagonisti della scena musicale, artistica e letteraria, a cura della docente Rita Verardi. Ingresso libero, info: 040.6724911.

In scena si dipana così il plot del racconto di Paolo Rumiz, che ruota intorno alla storia d’amore dolcissima tra Max, un ingegnere viennese e Maša, una donna di Sarajevo dagli occhi come grani di uva nera. Il loro non è l’amore impulsivo e prepotente di due giovani o di due adolescenti, bensì il sentimento maturo ed incommensurabile di un uomo e una donna di mezza età, capaci di avere pazienza ma comunque impotenti di fronte allo sguardo annichilente di chi riesce ad inquisirti l’ anima. Si conoscono a Sarajevo, città verso la quale Max nutre un amore viscerale, e rimangono legati l’uno all’altra grazie ad una canzone popolare che Maša canta a Max con la sua voce roca da contralto e che diverrà per lui oggetto di lunghe riflessioni. Il brano in questione parla di una giovane malata che chiede all’uomo che ama di portarle una cotogna d’Istanbul per farla guarire. Il giovane innamorato sparisce per tre anni per cercare la mela per la sua donna, ma quando torna trova il suo funerale e prega i presenti di poterla baciare un’ultima volta. Da questa canzone e con questa canzone nasce l’amore fra i due, che prenderà vita secondo la forma di una favola malinconica e nostalgica, che come tale va narrata seguendo un ritmo cadenzato, lo stesso ritmo del passo dondolante delle donne dei Balcani. Ogni pagina è impregnata di sapori antichi, di tradizioni non scritte, di episodi vissuti col trasporto di chi non può evitare che la vita faccia il suo corso. Parola dopo parola sembra quasi di riuscire a penetrare nella storia, di percepire l’odore di mela cotogna della biancheria di Maša, di riuscire a sentire la melodia di una canzone popolare bosniaca che canta di un amore disperato e del dolore straziante dell’assenza.

  Paolo Rumiz editorialista del quotidiano La Repubblica, inviato speciale del quotidiano di Trieste Il Piccolo, segue dal 1986 gli eventi dell'area balcanico-danubiana. Ha vinto nel 1993 il premio Hemingway per i suoi servizi dalla Bosnia, e nel 1994 il premio Max David come migliore inviato italiano dell'anno. Tra i numerosi premi ricevuti, il Premio Stresa per la narrativa; ha pubblicato per Editori Riuniti, Frassinelli, Feltrinelli.

Alfredo Lacosegliaz compone musiche per il cinema ( Alatri, Monicelli), per la televisione ( Santoro), per il teatro( Oida, Ovadia, Villoresi, Andò) per installazioni di Teatro Danza Musicale ( Roma, Milano). La sua attività si svolge tra USA, Germania, Francia, Marocco, Grecia; la peculiarità del suo lavoro musicale consiste nell'innesto della contemporaneità nei rigori stilistici della musica della Mitteleuropa del Levante con risultati di grande suggestione sonora.

’opera intera è una ballata lunga quasi centottanta pagine.