Intitolazione della Biblioteca del Conservatorio a Vito Levi
MERCOLEDI' 8 GENNAIO 2014, ORE 11
AULA MAGNA DEL CONSERVATORIO
LA CERIMONIA SI TERRA' AL TERMINE DELLA CONFERENZA STAMPA DI APERTURA DELL’ANNO ACCADEMICO NEI 110 ANNI DALLA FONDAZIONE DEL CONSERVATORIO
Interverranno il presidente del Conservatorio avv. Mario Diego, il direttore prof. Massimo Parovel e il prof. Paolo Da Col. Sarà presente la figlia del musicista e musicologo Laura Levi Tomizza.
Nato a Trieste nel 1899, Vito Levi si dedicò dapprima allo studio del violino sotto la guida di Lionello Morpurgo e successivamente, invogliato dal padre, pure buon musicista, si diede allo studio della composizione sotto la guida di Ermanno Leban (già allievo di Marco Enrico Bossi a Venezia). Al termine della Prima guerra mondiale venne a vivere a Trieste l'operista Antonio Smareglia e Vito Levi ne divenne allievo. Come saggio finale, a prova del livello raggiunto negli studi, nel 1921 presentò in prima esecuzione la partitura del poema sinfonico Il Carso, che ne rivelò l'indirizzo compositivo, da identificarsi nel linguaggio di un tardo romanticismo. Levi fu docente del Conservatorio "G. Tartini" e nei vari istituti che ne precedettero l'istituzione: dal 1923 al 1974 insegnò Armonia, Composizione, Storia ed estetica musicale e fu curatore della Biblioteca. Vi fu una pausa forzata, in tale fervido impegno didattico e nella sua attività di pubblicista: nel 1938, a causa della promulgazione delle leggi razziali, egli perdette il posto all'Ateneo musicale triestino dove insegnava composizione dal 1923 e di critico musicale presso “Il Piccolo“ dov'era entrato nel 1926. Per sopravvivere, impartì lezioni private e redasse traduzioni di libretti d'opera per la Breitkopf di Lipsia e per la Casa Giuliana di Trieste, usando lo pseudonimo Bruno Bruni. Dopo l'8 settembre 1943, si salvò per un soffio dall'arresto e dalla deportazione in Germania riparando a Venezia con la moglie, che gli fu accanto con forza e generosità. A guerra finita rientrò a Trieste, dove riebbe l'insegnamento al Conservatorio e il ruolo di critico musicale del nuovo giornale “La voce libera“. I suoi interventi critici, per la vastità dei suoi orizzonti culturali che li caratterizzava, erano seguiti ed ascoltati con la massima considerazione. Nella loro brevità, le sue critiche sono state esemplari per l'equilibrio di giudizio su compositori ed esecutori. Tutte queste vastissime conoscenze si sono poi manifestate ed evidenziate nelle lezioni di Storia della musica al Conservatorio e all'Università, nelle prolusioni alle opere liriche, nella presidenza dei Convegni europei “C.A. Seghizzi“ di Gorizia, nella illustrazione di opere teatrali liriche e sinfoniche di Richard Strauss per il Terzo Programma della RAI (1968). Levi dedicò a Strauss un'importante monografia, e attraverso numerosi scritti tratteggiò la vita musicale giuliana del suo tempo (si veda in particolare La vita musicale a Trieste. Cronache di un cinquantennio 1918-1968, 1968, e gli scritti dedicati al Teatro Comunale di Trieste). A coronamento di tanta meritoria operosità e di una vita dedicata alla musica, gli fu conferita dall'Università di Trieste nel 1981 la Laurea in Letterehonoris causa. Scrisse opere per orchestra sinfonica, un concerto per violino, varie opere vocali e strumentali da camera e musiche per pianoforte. Ha avuto fra i suoi allievi Mario Zafred, Giorgio Cambissa, Raffaello de Banfield, Pavle Merkù, Giuseppe Radole, Luigi Toffolo, Ubald Vrabec, Edoardo Guglielminetti, Giovanni Pigani, Guido Rotter, Vittorio Toniutti, Claudio Noliani. Vito Levi morì a Trieste nel 2002.