La Divina Armonia
Mayumi Hirsaki - violino, Lorenzo Ghielmi - clavicembalo
Musiche di Visconti, Pisendel, Galuppi, Tartini, Platti
Sala Tartini - Venerdì 8 marzo 2019, ore 20:30
Ingresso libero su prenotazione (tel 040 6724911)
Progetto interreg tARTini Italia-Slovenija: Turismo culturale all’insegna di Giuseppe Tartini - Kulturni turizem v znamenju Giuseppeja Tartinij in collaborazione con INCE - Segretariato dell’Iniziativa Centro Europea
PROGRAMMA
vedi allegato
IL SUONO DI TARTINI
Giuseppe Tartini: quanto viene eseguito oggi? Come mai il “Maestro delle Nazioni”, come l'astronomo De Lalande lo definì nel 1769, è oggi così poco conosciuto e le sue musiche così poco eseguite rispetto alla fama e alla diffusione che godette in vita? La circolazione internazionale delle sue composizioni, l'influenza su altri compositori, l'originalità della produzione della cerchia di musicisti padovani legati alla Basilica del Santo (Vallotti, Callegari, Vandini, Bissoli, Guadagni....) presso cui Tartini fu “capo dei concerti” dal 1721, il contatto epistolare e personale con musicisti e uomini di cultura e intellettuali coevi ne fecero un personaggio di spicco del mondo europeo settecentesco. A dispetto della fama, però, uno studio sistematico della sua produzione e soprattutto una valorizzazione rispettosa della sua opera compositiva, anche sul fronte esecutivo, sono oggi ancora lacunosi.
Meraviglia la scarsa presenza delle sue musiche nelle sale da concerto anche perché, a differenza di compositori come Vivaldi, il nome di Tartini non è stato dimenticato dopo la morte. Nell'aureola di leggenda e nell'alone di aneddoti che si vennero formando nell'Ottocento attorno alla sua personalità e alle sue vicende biografiche, però, si perse di vista il lato più significativo della sua produzione musicale e del suo insegnamento. A questi aspetti si sovrapposero altre operazioni di fine Ottocento, come le celebrazioni patriottiche in occasione dell'anniversario della nascita e l'inaugurazione del monumento a Tartini nella piazza di Pirano, sebbene è sulla scorta di questi eventi che inizia la raccolta di documentazione e la ripresa degli studi storiografici sulla sua vita. Qualche accenno alla sua produzione musicale compare nel primo Novecento in trascrizioni e rielaborazioni come la Pastorale di Ottorino Respighi o le due composizioni denominate Tartiniana di Luigi Dallapiccola, ma il nome del Maestro rimane in vita senza riprendere l'esecuzione della sua musica fino a Novecento inoltrato.
Eppure il mondo musicale di Tartini ebbe varie e importanti sfaccettature. I contemporanei riconoscevano l'omogeneità di ideali stilistici e di gusto interpretativo della sua cerchia. Inoltre i suoi principi compositivi, in cui la costruzione della linea melodica è concepita come un discorso, anticipano l'articolazione per frasi (evidente soprattutto nelle sonate a quattro dell'ultimo periodo) che sarà alla base della scrittura classica di Haydn e Mozart. Anche la meravigliosa cantabilità dei tempi lenti delle composizioni di Tartini, elogiata dai contemporanei, che pure aprirà la strada al modello strumentale italiano incarnato nelle composizioni di Paganini, non basterà a conservarlo in repertorio.
Semplificando i problemi potremmo chiederci: perché oggi suoniamo i concerti di Vivaldi e non quelli di Tartini? Forse per contingenze fortuite e storiche, senz'altro per la capillare opera editoriale operata da grandi case editrici delle composizioni del primo, ma anche perché lo stile vivaldiano è certamente più semplice, comunicativo e immediato rispetto al pensiero musicale raffinato e complesso di Tartini. Forse anche perché, nella riscoperta della musica strumentale del “prete Rosso”, operata a partire dai primi decenni del XX secolo, i caratteri della sua scrittura erano funzionali alla rivalorizzazione della musica strumentale operata in quegli anni, tanto che potremmo considerare lo stile di Vivaldi più violinistico - strumentale e quello di Tartini più legato a un ideale vocale – discorsivo.
Ci possiamo augurare che l'attuale riscoperta dell'opera italiana del '700 e del repertorio belcantistico sappia rendere più vicino e comprensibile lo stile di Tartini e permetta di apprezzare meglio i suoi ideali esecutivi, il suo gusto musicale e quello della sua cerchia.
Nell'intento di riaprire l'interesse per Tartini, di valorizzarne l'opera musicale collocandola nel contesto della musica degli autori coevi e della vastissima produzione degli stessi suoi allievi, che esportarono in tutta Europa lo stile del maestro, il Conservatorio di Trieste, all'interno del progetto Interreg tARTini ha organizzato una rassegna musicale che si configura come un Festival Tartiniano, con interpreti d'eccezione.
Il filo conduttore è IL SUONO DI TARTINI: recuperare gli organici del periodo, le modalità costruttive degli strumenti dell'epoca, i materiali di cui erano fatti, il tipo di sonorità, il loro timbro, per offrire, attraverso le modalità esecutive, interpretative ed espressive della musica del periodo, la ricostruzione di quell'universo sonoro. Concorrono a questo recupero la valorizzazione di aspetti tecnico esecutivi: nel violino l'arco convesso usato nel Settecento, più morbido dell'attuale, comportava un tipo di condotta ariosa che incentrava nella varietà del colorito dell'arco, nell'articolazione di ogni singolo suono e nelle sfumature di inflessioni ritmiche e agogiche molto varie tutti i suoi mezzi espressivi. Sarà lo stesso Tartini a modificare l'archetto e i due rari esemplari appartenuti al Maestro e conservati presso il Conservatorio di Trieste sono un preziosa testimonianza dell'attenzione allo studio della sonorità dell'arco e alla tenuta del suono. Questo “cantare” sul violino, che dipende dalla condotta dell'archetto e dalle inflessioni del fraseggio, che secondo Tartini devono seguire il “senso” della melodia, come se si trattasse di un discorso, sono testimoniate come una caratteristica della sua scuola e riportate anche per un musicista come Antonio Vandini, violoncellista e amico fedele del grande piranese, che secondo il musicologo Burney (che lo udì) ”suona in modo tale da far parlare lo strumento”.
Si intende offrire al pubblico la rara opportunità di riavvicinarsi a quel mondo sonoro raffinato e ricco di interconnessioni, un mondo ideale e un modo di intendere l'arte dei suoni che ha messo a confronto competenze musicali elevatissime, le migliori intelligenze del tardo Settecento italiano, che a Padova avevano modo di ascoltarsi, riflettere, confrontarsi ed esplorare aspetti nuovi della scienza armonica, dell'arte dei suoni e della tecnica violinistica.
I CONCERTI
Il concerto dell'8 marzo e quello dell'8 aprile ci offrono il repertorio da camera a violino e cembalo nell'interpretazione di due importanti ensemble che hanno fatto dell'interpretazione della musica antica collegata alla ricerca musicologica il loro punto di eccellenza.
- Nel primo concerto ascolteremo tre famose sonate di Tartini, due tra le più belle della prima raccolta a stampa pubblicata da Le Cene nel 1734, accanto a brani inediti del musicista lombardo Gasparo Visconti, più anziano di Tartini e legato a lui per la pubblicazione di un'edizione di concerti a violino e orchestra. Il nome del violinista Pisendel, primo violino della cappella di corte a Dresda è invece legato a Tartini perché, venuto in Italia per procurarsi musiche dei grandi maestri italiani, raccolse moltissime copie di musiche di Tartini che vennero poi eseguite alla Hofkappelle di Dresda. Galuppi, operista chiamato a s. Pietroburgo da Caterina di Russia, incontrò Tartini a Venezia, mentre Platti, nato a Padova e formatosi a Venezia, fu attivo in Germania, ed è significativo per la struttura preclassica delle sue sonate. Di rara esecuzione un movimento di un Concerto di Tartini trascritto per cembalo da Leonhard Frischmuth e pubblicato dallo stesso presso uno stampatore olandese in una raccolta di 6 concerti di Tartini “accomodati” per cembalo. L'interesse dell'operazione non è tanto strettamente legata alla musica in sé, quanto al fatto che l'interesse per Tartini fosse vivo a metà Settecento anche tra cembalisti e perfino tra gli allievi di Bach. Non va dimenticato che proprio un figlio di Bach, Johann Christian, compose un concerto “alla maniera di Tartini”....
- Gli allievi di Tartini vengono messi a confronto col maestro nel repertorio presentato nel secondo concerto dell'8 aprile. Due Sonate di Tartini a violino e cembalo incorniciano la produzione inedita delle sonate di allievi formatisi con Tartini e attivi in Germania, come Fracassini a Bamberga o in Francia come La Hussaye. Mentre di Naumann, famoso operista a Dresda e nei paesi scandinavi, ci rimangono ricche testimonianze biografiche e informazioni dettagliate sul periodo di studio e sulle lezioni apprese da Tartini.
- Nel concerto del 20 maggio ascolteremo due inediti in prima esecuzione assoluta di musiche di Domenico Dall'Oglio, allievo di Tartini e assieme al fratello violoncellista attivo alla corte imperiale di S.Pietroburgo per quasi trentanni. Accanto a questi brani un concerto del pesarese Pasqualino Bini, di cui Tartini parla a più riprese nelle sue lettere, e la prima esecuzione di una sinfonia a 4 attribuita a Tartini conservata in una collezione svedese. Ultimo brano il concerto per violino di Tartini nella revisione con orchestrazione arricchita per adeguarlo al gusto del primo Ottocento da parte dell'allievo Giulio Meneghini.
- Incentrato tutto sulla produzione di Tartini per flauto il concerto del 5 giugno, che mette a confronto due concerti per flauto traversiere, tratti da manoscritti della Biblioteca di Stoccolma, con un concerto per flauto dolce della Biblioteca di Napoli. Lo studio degli interpreti ha permesso di gettare luce sulla destinazione di questi brani, collocandoli anche temporalmente. Intercalano i concerti le esecuzioni si sonate a tre (due violini e basso) di Tartini.
- L'orchestra barocca nazionale dei conservatori offrirà al pubblico il 6 settembre l'evento conclusivo del progetto Interreg a Trieste. Il programma vede l'alternarsi di una sonata a quattro per orchestra con la trascrizione come Concertone di una sonata dell'op. I di Tartini realizzata dall'allievo Meneghini. Ascolteremo poi un concerto per flauto traversiere (trascrizione di un concerto per violino di Tartini), il concerto per violoncello in Re maggiore scritto per l'amico Antonio Vandini e due bellissimi concerti per violino di Tartini.
- Il concerto del 19 settembre concluderà la rassegna con un programma incentrato sulla musica per violoncello. L'appuntamento prevede l'integrale delle composizioni fin'ora note di Antonio Vandini: tre sonate per violoncello e cembalo e il concerto per violoncello dello stesso Vandini. L'esecuzione del secondo concerto per violoncello di Tartini in La maggiore, completa l'integrale della produzione violoncellistica del maestro delle Nazioni in questa rassegna.
Margherita Canale Degrassi
Mayumi Hirasaki
Originaria del Giappone, ha iniziato a studiare violino all’Università Nazionale di Belle Arti di Tokyo nel 2000. Nel 2001 si è trasferita in Germania, dove ha studiato con il Daniel Gaede alla Hochschule für Musik di Norimberga, conseguendo il diploma nel 2007. Interessata alla musica antica, ha iniziato a studiare violino barocco alla Hochschule für Musik und Theatre di Monaco con Mary Utiger, conseguendo il diploma l’anno successivo, perfezionandosi a Lucerna con Giuliano Carmignola. Tra gli altri premi, Mayumi Hirasaki ha vinto il Secondo Premio all’International Johann Sebastian Bach Competition di Lipsia e il terzo premio all’International Early Music Competition di Bruges, in Belgio. Mayumi Hirasaki è dal 2010 primo violino dell’orchestra barocca Concerto Köln. È inoltre regolarmente invitata a esibirsi in vari festival musicali in Europa, negli Stati Uniti e in Giappone con La Divina Armonia, Il Gardellino, Il Suonar Parlante, Kammerorchester Basel e Zürcher Kammerorchester. Oltre al violino, Mayumi Hirasaki suona l’organo e al clavicembalo. Ha studiato kirchenmusik a Bamberg e ha conseguito il diploma di cembalo presso la Musikhochschule di Monaco nella classe di Christine Schornsheim. Ha insegnato violino barocco alla Folkwang University of the Arts di Essen dal semestre invernale 2009 e dallo scorso anno è professoressa al Mozarteum di Salisburgo.
Lorenzo Ghielmi
Si dedica da anni allo studio e all’esecuzione della musica rinascimentale e barocca. E’ fra i più affermati interpreti dell’opera organistica e cembalistica di Bach. Tiene concerti in tutta Europa, in Giappone e nelle Americhe. Numerose registrazioni radiofoniche e discografiche (Winter & Winter, Passacaille, Harmonia mundi, Teldec). Le sue registrazioni di Bruhns, di Bach dei concerti di Handel, e dei concerti di Haydn per organo e orchestra sono state premiate con il “Diapason d’or”. Ha pubblicato un libro su Nicolaus Bruhns e studi sull’arte organaria del XVI e XVII secolo e sull’interpretazione delle opere di Bach. Insegna organo, clavicembalo e musica d’insieme presso la Civica Scuola di Musica di Milano, nell’Istituto di Musica Antica. Dal 2006 al 2015 è stato titolare della cattedra d’organo presso la Schola Cantorum di Basilea. E’ organista dell’organo Ahrend della basilica milanese di S.Simpliciano dove ha eseguito l’opera omnia per organo di J.S. Bach. Fa parte della giuria di concorsi organistici internazionali (Toulouse, Chartres, Tokyo, Bruges, Freiberg, Maastricht, Losanna, Norimberga) e gli sono affidati conferenze e corsi di specializzazione da numerose istituzioni musicali (Accademia di Haarlem, Mozarteum di Salisburgo, Conservatoire national supérieur de Musique di Parigi, Hochschule für Musik di Lubecca, New England Conservatory di Boston, Accademia di Musica di Cracovia). Ha seguito la progettazione di numerosi nuovi organi, fra cui il grande strumento della cattedrale di Tokyo. Dirige l’ensemble strumentale “La Divina Armonia”.